martedì 17 novembre 2015

Ratatouille di Brad Bird (2007, Pixar). Il vostro unico limite sia il vostro cuore!



Scritto da: Ataru Moroboshi


Una settimana fa mi sono trovato a discutere del futuro scolastico di una ragazzina; i sui genitori mi chiedevano consiglio su quali scuole le potessero esser più utili. Come risposta, ho preso la famigliola e ho mostrato loro "Ratatouille". Risultato? 
Lei non ha scelto nulla, ma suo padre ha deciso di licenziarsi!

Ratatouille è una maestosa e relativamente recente (2007) opera del famoso studio Pixar e seppur non sia la migliore in assoluto (ma certamente sul podio), trova spesso spazio nelle mie riflessioni, come nella recente post su "Gli incredibili". La genesi del film di animazione Ratatouille è stata molto lunga, travagliata e ha compreso addirittura una sostituzione alla regia, col passaggio da Jan Pinkava al grande Brad Bird. Questo "travaglio" ha comunque originato un'opera che ha conquistato il grande pubblico e il premio Oscar come miglior film di animazione, nel 2008.

Nonostante ciò, perché perdere tempo a descrivere qualcosa che quasi tutti avranno già visto alla sua uscita in sala, o successivamente in DVD?

Semplice, perché il contenuto di questa pellicola non ha mai smesso di essere attuale e di gridarci cosa fare delle nostre vite.

"... non permettere a nessuno di imporvi dei limiti solo perché siete quel che siete, il vostro unico limite sia il vostro cuore"






Alla prima visione in sala, il film mi aveva già conquistato al terzo minuto (per la precisione 2' e 58''), mostrando come l'evidente dono naturale del protagonista, un olfatto straordinario, venisse assoggettato al bisogno della comunità, in un lavoro tanto utile quanto avvilente, ovvero il fiuta-veleni. Ribadisco che il talento è riconosciuto ed indiscusso e questo riconduce al recente post su "Gli incredibili", ove caratteristiche fuori dalla norma elevavano i protagonisti a rango di supereroi.
Ora, io sono il primo a sostenere che sarebbe fondamentale, in un'utopica società non fondata su capitale, profitto e consumo, impiegare le peculiarità di ciascun individuo per il bene comune, ma questo non deve prescindere dalla soddisfazione e dalla realizzazione personale. Una società progredita dovrebbe mirare ad esser composta da persone soddisfatte delle proprie esistenze, anziché esasperate, condizionate e impaurite. Sarebbe ovviamente possibile concepire una quota minima di lavoro "socialmente utile", tale da non rendere schiavo il soggetto e da preservare in esso energie, tempo e desiderio di dedicarsi a ciò che ama.

Meravigliose le discussioni fra il protagonista Rémy e il padre, capo pragmatico di una colonia di ratti, che possono benissimo riflettere anche quelle capo-dipendente: "Il cibo è carburante, se fai lo schizzinoso su ciò che metti nel serbatoio, finirai a secco, quindi mangia la tua spazzatura".
A questa visione meccanica ed utilitaristica del padre, si contrappone quella più artistica e sperimentale del figlio, alla ricerca di qualità e nuove fusioni fra odori e sapori: "Si potrebbe riempire un libro, anzi parecchi libri, con tutto quello che papà non sa ... e l'hanno fatto!"

Davvero bello il ruolo del fratello di Rémy, tale Émile, che, seppur più limitato nelle capacità olfattive e creative, amorevolmente comprende e asseconda la grandezza del protagonista, perdonando anche i danni da lui apportati alla comunità ... sentito Caino? Così ci si comporta!
In realtà dovrebbe essere il ruolo di qualunque buon genitore, ma come credo sia esperienza di molti, pochi riescono a indirizzare i propri figli in percorsi diversi da quelli conosciuti direttamente, o ritenuti sicuri; pochi genitori sono disposti a investire nelle reali predisposizioni dei figli e ad avere a cuore la loro realizzazione, se implicano grandi rischi. Meglio assurdamente che siano in futuro insoddisfatti o infelici, bloccati in vite prive di stimoli o in lavori che odiano.
 
Carrellata di personaggi.

TRAMA CON SPOILER, IN APPENA 6 RIGHE!
Alimentando (!) la propria passione per la cucina, Rémy abbandonerà la colonia, giungerà a Parigi ove "utilizzerà" lo sguattero Alfredo Linguini per cucinare nel ristorante del proprio mentore defunto, lo chef Auguste Gusteau. Rémy scoprirà che Linguini è figlio di Gusteau e perciò legittimo proprietario del ristorante, farà licenziare il falso proprietario, si sottoporrà alla valutazione di critici culinari, fra cui il più ostile di tutti, Anton Ego, convincendo chiunque del proprio talento.

Per maggiori dettagli seguite questo link wikipedia.

E' un film per famiglie, con delle gag stupende per i piccini (e non solo), come la scena del fulmine che cucina il fungo oltre ai fratelli Rémy ed Émile (!), o come tutte quelle in cui il ratto insegna a Linguini a cucinare, o come l'inseguimento fra lo chef e Rémy.
Nel contempo è però un'opera che parla anche ad adolescenti e adulti, ponendo attenzione sulla condizione dell'unica donna in un ambiente fortemente maschile come quello dell'alta cucina, o criticando aspramente il comportamento dei critici e ancora mostrando quale sia il costo di inseguire i propri sogni

Non dimentichiamo che il "piccolo chef" (soprannome dato da Linguini a Rémy) per poter cucinare, costringerà involontariamente la propria intera comunità di ratti a fuggire dalla propria tana, mettendo a rischio la vita di amici e parenti.
Proprio questa è la prima grande svolta nella vita del protagonista, nonché il primo dazio per realizzarsi, ovvero la solitudine. Subito seguita dal secondo, la fame ... cominciamo bene! Se Galileo Galilei aveva ragione e "Dietro ogni problema, c'è un'opportunità" questa rappresenta la seconda svolta per il piccolo Rémy, che decide di non cedere agli istinti basilari per puntare più in alto (letteralmente), in una scena esplicita in cui rinuncia a vivere del cibo rubato nelle case, per seguire una promettente traccia olfattiva, che lo porterà sui tetti della città. Qui scoprirà di esser giunto a Parigi e di trovarsi a pochi metri dal ristorante del proprio defunto maestro ideale Gusteau.

Comprendete il punto?

Vivendo secondo gli schemi imposti non si sarebbe nemmeno mai reso conto di essere a Parigi o delle opportunità che aveva a un palmo ... di naso!

La terza svolta consapevole è quando decide di evitare una fuga sicura, dall'ex ristorante di Gusteau, rinunciando alla propria salvezza in favore di quella di ... una zuppa!
 
Il salvataggio della zuppa, preso da qui.

Questo è in realtà un concetto recentemente espresso sempre nella recensione de "Gli incredibili": nulla può arrivare (ahimè) senza sacrifici, rischi e tanto impegno. Lo stesso sacrificio che era alla base del romanzo "La collina dei conigli" (di Richard Adams) e del film "Donnie Darko" (di  Richard Kelly), già citati nella recensione, da non perdere assolutamente!

Oltre ai tre dazi/svolte, Rémy aveva mostrato il proprio impegno sin da subito, apprendendo (diosolosacome!) la lettura, impegnandosi nello studio di uno dei più importanti manuali di cucina e nella sperimentazione; il solo talento naturale non gli sarebbe stato sufficiente per arrivare al lieto fine di questa opera.

Due sono gli antagonisti principali con cui il piccolo Rémy avrà a che fare, lo chef che desidera svendere l'opera e la fama di Gusteau in primis, il critico Antoine Egò sul finale, ma ribadisco, sono solo i nemici più evidenti, perchè attorno vi sono tutti gli umani che vedono nel "piccolo chef" solo una bestia sporca e pericolosa e vi è anche la pressione sociale/famigliare, rappresentata dalla disapprovazione del padre/capo della colonia.
Ma torniamo ai due antagonisti evidenti, che pur avendo in termini di minuti, poco spazio, hanno due ruoli importantissimi. Essi rappresentano l'archetipo perfetto dell'attitudine comune al puntare in basso, del banalizzare e commercializzare ciò che potrebbe esser arte (lo chef) e dall'altra parte (Antoine Ego) del criticare spietatamente, partendo da preconcetti e dal solo desiderio di distruggere, qualunque creazione originale o, in senso lato, pensiero libero. Semplificazione e critica, sono il pane di cui si nutrono i social e tutti quelli che non amano approfondire, o rischiare in prima persona con opinioni originali. Sono effettivamente nemici potenti e pericolosi!

Il film presenta però una specie di redenzione per alcuni personaggi: sarà per primo il padre di Rémy a modificare la visione che aveva del mondo, degli umani e delle possibilità del figlio: "Non siamo cuochi, ma siamo una famiglia, dicci cosa dobbiamo fare e noi lo faremo". 
Complimenti.
Lo stesso critico Antoine Ego, di fronte alle innegabili capacità culinarie di Rémy, metterà in discussione i propri preconcetti, il proprio comportamento degli ultimi anni e addirittura in gioco la propria carriera, pur di difendere l'indifendibile, un ratto-chef! Anche se lo spazio a disposizione per approfondire questa tematica risulta limitato, essa è una delle più importanti di tutta la pellicola e la conclusione proposta è un idillio che non trova corrispondenza nella realtà, ma che è di ispirazione per tutti quei sognatori che sentono di avere una dote sincera da mettere a frutto.

 
Voilà, la ratatouille! Presa qui.

Oltre alla sostanza, anche la forma di questo film è stata particolarmente curata.
Le animazioni risultano, come sempre in casa Pixar, eccellenti per tutta la durata della pellicola e la grafica appare grandiosa, a partire dallo stile impiegato per i personaggi umani e animali, fino a giungere alla palette di colori utilizzati per per sottolineare i diversi ambienti:
- freddi per le fogne e i vicoli di Parigi,
- caldi e vitali per le abitazioni e soprattutto per le cucine.

Sono visibili anche alcune sperimentazioni, come apparenti movimenti di camera (ovvio che non vi sia) atti a dare il senso della fuga, dello scatto, altri studiati per sottolineare le minute dimensioni del topo rispetto all'ambiente circostante, come le riprese frontali mentre Rémy si sposta nelle intercapedini dei muri.

Se non avete avuto ancora occasione di vedere quest'opera di animazione, non rimandate ancora a lungo, perché certi pensieri necessitano di tempo per germinare; io per questa ragione lo inserirei nel programma obbligatorio della scuola primaria!

Concludo con una citazione di Gusteau, che è un invito a procedere ben saldi verso il futuro che si desidera, costi quel che costi:
"Ahhh, ma nulla può fermare la forza dei desideri, 
se guardi quello che ti sei lasciato dietro, 
non riuscirai mai a vedere quello che hai davanti".


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