lunedì 9 marzo 2015

Le meraviglie del possibile - La classifica

www.fantascienza.com
Articolo di: AleK

L'articolo di oggi riguarda una delle più famose antologie di fantascienza pubblicate in italia, un testo che ha fatto conoscere il genere a tantissime persone ed ancora oggi parecchio osannato, nonostante la presenza di qualche ciofeca autorevole...
Di questa antologia ci sono due edizioni, l'originale del '59 e una riedizione incompleta del '73 (tutte le altre riedizioni più recenti dovrebbero contenere tutti i racconti).

Quella di cui vi parlerò sarà l'edizione incompleta, nella quale mancano ben 13 racconti, e lo farò nella solita maniera barbara e oscena della classifica, in modo che anche questo blog possa partecipare come protagonista al degrado culturale planetario, perché l'unico personaggio intelligente di tutta la letteratura fantastica mondiale è Mork, il servitore de Il Nulla nel libro (e nel film) La storia infinita di Michael Ende.
Sarcasmo? Sì e no, dipende dalle giornate.

Ma bando alle ciance...

Sedicesimo posto : Nove volte sette di Isaac Asimov

Voto: D

Il difetto principale di questo racconto non sta nell'essere invecchiato male, sta nel fatto che era già vecchio quand'è stato scritto!
Per fortuna, sullo stesso tema, in questa antologia è presente pure un racconto molto più intelligente di questa ruffianata per vecchietti (vecchi nella mente, non nel fisico) tecnofobici, racconto di cui vi parlerò dopo, visto che sta al vertice della classifica.
Dicevo che era già vecchio quando fu scritto... sì perché mi si sottovaluta il fattore Tempo (e non aggiungo altro per non rivelare troppe cose della trama) cosa fondamentale per dare un senso a tutte le idee nate con la grande scoperta effettuata dai personaggi.
Vuole essere un monito sull'uso del cervello, nobile tema, ma purtroppo mal sviluppato. Si salva grazie all'ottimo umorismo di fondo, presente fino al grande finale.


Quindicesimo posto: Pioggia senza fine di Ray Bradbury

Voto: D

Una posizione in più solo perché odio le storie tecnofobiche, ma come qualità è probabilmente peggio rispetto al racconto di Asimov, almeno quello diverte...
A Bradbury piace il fantastico e nel metterlo in scena si prende, chiamiamole così, certe strane licenze poetiche... questo è il suo più grande pregio, ma anche difetto. A volte questi tentativi di creare immagine fantastiche irrazionali e suggestive funzionano, attivano la Sopsensione dell'incredulità e stimolano particolari corde dell'animo umano, altre volte no. E quando la Sospensione dell'incredulità non si attiva su un'immagine fantastica, è la fine, tutto quel che si legge sembra una puttanata colossale.
Nel caso di Pioggia senza fine non sembra, è una puttanata colossale.
Ve lo racconto, tanto è un'anticipazione che non svela nulla di fondamentale, la pioggia incessante che cade continuamente su Venere scolorisce tutto. No, niente acidi o robe del genere, è più come il bucato che, dopo vari lavaggi, perde il colore, funziona per lo stesso principio. Già così sarebbe un'idea terribile, purtroppo c'è da aggiungere che scolorisce pure i capelli e l'iride degli occhi... ripensandoci forse dovrei cacciarlo all'ultimo posto della classifica con una E.
Con tutto quello che ha scritto Bradbury non si capisce proprio che ci faccia questo racconto in questa raccolta.


Quattordicesimo posto: Miraggio di Clifford Simak

Voto: C--

Mi piace assegnare il C meno meno, più per vendetta che per altro, trovo il sistema di valutazione utilizzato nelle scuole medie il peggiore mai conosciuto, dopo quello utilizzato nelle università argentine (voti dall'uno al dieci, in cui però la sufficienza è rappresentata dal quattro) ma che ben si adatta ai propositi di questo articolo di diffondere il degrado nella mente dei lettori.

Ah sì, il racconto di Simak... senza infamia senza lode. Qualche idea carina, ma con un finale un po' troppo metafisico.
Senza nulla togliere a Simak che apprezzo molto, su Marte, con quei temi, preferisco di gran lunga Bradbury.
Interessante la parte sullo "sterminio/estinzione", considerando soprattutto che erano gli anni '50.


Tredicesimo posto: Il villaggio incantato di Alfred E. van Vogt

Voto: C

Anche questo un racconto senza infamia e senza lode, non riesco a capire perché sia stato selezionato in una raccolta che doveva in un qualche modo riabilitare la fantascienza agli occhi di un lettore comune. Non ci vedo particolari temi interessanti, ma solo il tentativo di sorprendere il lettore con l'atmosfera ricreata.
Salvo il finale, in cui c'è l'accettazione tutt'altro che fobica del diverso, senza rimpianti o forme di onanismo mentale, cosa tutt'altro che banale, soprattutto al giorno d'oggi. Diciamo che, ambientazione a parte, è invecchiato abbastanza bene.


Dodicesimo posto: Il Veldt di Ray Bradbury

Voto: C

Solo una C per un racconto molto famoso e che potenzialmente avrebbe meritato molto di più, questo a causa del pessimo inizio, nel quale Bradbury si scaglia contro le comodità moderne di una casa che si pulisce da sola, prepara il mangiare da sola, pensa alla spesa da sola, ecc... considerandolo come un male in grado di danneggiare seriamente l'uomo.
Evidentemente Bradbury non è mai tornato a casa la sera tardi, demolito nel fisico e nello spirito dal suo lavoro, trovando il frigo vuoto e dovendo uscire di corsa prima che chiudesse l'utimo negozietto, far su qualche cibaria a caso, prepararsi la cena quando avrebbe solo voluto tirarsi sul divano, lavare i piatti e poi andare a letto, che già è tardi e il giorno dopo alle sei meno un quarto suona di nuovo la sveglia...

Non riesco a tollerare che un autore faccia facili moralismo distruggendo tutta la tecnologia che potrebbe migliorare le condizioni di vita dell'uomo, in nome dell'esaltazione di una società schifosa e bigotta che pensa che un uomo sia tale in base alla sua produttività materiale, tra l'altro schiavizzandolo, e che uno sfaccendato (inteso come uno che non si spezza la schiena per un tozzo di pane) sia un cancro da estirpare (tra l'altro tirandosi una zappata sui piedi: essendo scrittore, sarebbe stato considerato lo sfaccendato per antonomasia, assolutamente improduttivo).
Frasi come questa, in cui la moglie del protagonista si lamenta della casa che fa tutto da sola sono, nulla più, nulla meno che un ammasso di idiozie:
"Forse non ho abbastanza da fare. Forse ho troppo tempo per pensare"
Troppo tempo per pensare... solo una sfilza di imprecazioni oscene potrebbero commentare efficacemente una fesseria del genere.
Tra l'altro, è chiaro il concetto no? Gente, continuate a sgobbare guadagnando il giusto per vivere senza arricchirvi, sennò iniziate a pensare troppo e vi fa male...

Oltre a questo, aggiungo che diffido enormemente di tutti coloro che mi dicono: "Devo lavorare sennò mi annoio tutto il giorno senza far nulla". Diffido enormemente di tutti coloro che si annoiano.
Non concepisco come una persona possa annoiarsi con tutto quello che si potrebbe fare durante il giorno per vivere la vita appieno. Qualche tempo fa, nel passaggio tra un lavoro e un altro, rimasi 3-4 mesi senza lavoro, con le giornate totalmente libere e non mi sono annoiato neppure un minuto anzi, anche senza obblighi, l'unica cosa che mi angustiava era la mancanza di tempo per fare tutto ciò che avrei voluto fare, mi rendevo conto di quanto fossero brevi le giornate.

Chiusa questa parentesi, il racconto poi continua con deliri terribili dei protagonisti che, non potendo occuparsi delle faccende domestiche (riassunte in Donna = elettrodomestico) non riuscivano a trovare il loro posto all'interno della casa. Poi mi vengono a dire che Heinlein era un maschilista... mi vien da ridere.

Ma allora, perché salvare con una sufficienza un ammasso di porcherie del genere?
Eh, perché questo è l'inizio, e se si riesce a sopravvivere inizia poi il vero argomento del racconto, che è uno di quelli che ho più a cuore: il viziare i figli.
Reputo che la pratica del viziare i figli sia il vero cancro della società, anche se non è qualcosa di recentissimo, già Heinlein trattava spesso e in maniera molto critica (<-- eufemismo) tale fenomento e in Fanteria dello spazio lo vedeva come una delle cause del collasso della civiltà. Il problema è che pare essere un evento inarrestabile che aumenta sempre più anno dopo anno.
Gli insegnanti scolastici sanno bene a quel che alludo, bambini e ragazzi nelle scuole sono diventati intoccabili nel senso più generale del termine, non li si può neppure sgridare, senza poi doversi subire una scenata da parte di quelle scimmie antropomorfe che hanno al posto dei genitori.
Io non solo sono favorevole all'inserimento di questa pratica educativa:


Ma sono pure favorevole alla possibilità di poter prendere a seggiolate sui denti (cit.) i genitori di tali str... studenti.
Nel giro di un decennio potremmo assistere a un improvviso risanamento sociale e culturale.

Ebbene, questo racconto degli anni '50 parla proprio degli effetti deleteri che nascono dalla mancanza di educazione impartita ai figli, già allora era evidente a cosa saremmo andati incontro e non è stato fatto nulla per evitarlo...
Ah sì, il finale è esemplare, questo racconto sarebbe potuto essere un capolavoro, peccato.


Undicesimo posto: Sentinella di Fredric Brown

Voto: C/B

Sentinella (Sentry) è, forse, il terzo racconto più famoso di questa antologia, da non confondere con il famosissimo La sentinella (The sentinel) di Arthur C. Clarke, è un racconto brevissimo con un finale, diciamo così, piuttosto divertente...
Nulla di trascendentale, ma fa il suo dovere.


Decimo posto: I Nove milioni di nomi di Dio di Arthur C. Clarke

Voto: C/B

Non faccio in tempo a nominarlo che già arriva un suo racconto. Anche questo non è nulla di speciale nonostante sia uno dei suoi più famosi e apprezzati (anche dagli esperti di settore), si tratta del classico racconto alla Clarke con sorpresona finale, in ogni caso lo reputo abbastanza divertente, pur preferendo molte altre sue opere a questa.
Possiede, apparentemente, un sottofondo tecnofobico pure questo, ma in realtà qua la tecnologia è al servizio di Dio, non la si può certo biasimare... Sì, sono ironico ed è ironico anche il racconto, per quello merita una lettura.


Nono posto: Prott di Margaret St. Clair

Voto: B

Un racconto molto divertente sullo studio di nuove forme aliene, non è esattamente il mio genere preferito, ma è cinico al punto giusto da farmelo apprezzare e da consigliarne la lettura senza indugi.
Non posso aggiungervi altro, per non rovinarvi il piacere della lettura, diciamo che parla del divario esistente verso quella che uno pensa sia l'importanza del proprio lavoro o delle proprie azioni e quella che risulta essere l'importanza reale.


Ottavo posto: Un uomo esemplare di Fredric Brown

Voto: B

Altro racconto simpatico, lo metto sullo stesso livello di Prott anche se, anche questo, non è esattamente il mio genere di fantascienza favorito. Però l'ironia con cui è scritto è davvero molto gradevole, è il genere di racconto che fa sempre piacere incontrare in una antologia e che permette di riposarsi un po' nella lettura di racconti più impegnati.


Settimo posto: La casa nuova di Robert A. Heinlein

Voto: B

E' lontano dall'essere una delle migliori opere di Heinlein, colui che reputo uno dei miei scrittori favoriti, però è un divertente gioco matematico educativo nei confronti di chi non ha seguito un piano di studi scientifico.
Educazione e letteratura dovrebbero andare a braccetto sempre. L'alternativa è l'inutilità. Quest'immagine vale anche per la letteratura:


Soprattutto quella di puro intrattenimento.


Sesto posto: La scoperta di Morniel Mathaway di William Tenn

Voto: B +

Questo racconto è interessante non tanto per il paradosso temporale e tutta la parte fantascientifica, è interessante per via delle considerazioni ironiche sull'umanità.  Per essere precisi, sulla stupidità (per rimanere in tema, vi consiglio la lettura di questo articolo: Gianfranco Livraghi, un anno dopo).
Purtroppo ora la memoria non mi aiuta, ma ricordo un articolo in cui si spiegava come e perché spesso un mediocre riesce ad avere più successo di una persona competente (anche in una situazione meritocratica), mi dispiace non potervelo linkare, comunque le conclusioni erano che un mediocre non si rende conto della propria inutilità ed è quindi portato a sopravvalutarsi, cosa che lo rende molto più attivo e intraprendente, mentre una persona competente e intelligente tenderà a sottovalutarsi, vivendo costantemente afflitta da dubbi riguardo la propria competenza reale e ciò la porta ad essere molto meno intraprendente di un mediocre e, dunque, ad avere meno successo.
Un po' tutto questo è la base di questo racconto, con una dose perfetta di ironia.


Quinto posto: La settima vittima di Robert Sheckley

Voto: A

Ed eccoci con quello che è il secondo racconto più famoso dell'antologia, se non il primo. Di Sheckley sul blog già vi avevo parlato a proposito di quello che io reputo uno dei massimi capolavori della fantascienza, Gli orrori di Omega (< clicca per la leggere la recensione).
Anche in questo caso Sheckley fa un uso perfetto dell'ironia nel criticare la società umana, rendendola quasi invisibile dal momento che i toni del racconto permangono sempre molto seri, e dando il suo giudizio impietoso sull'essere umano e le sue debolezze.
Al di là del finale memorabile, il vero punto di forza del racconto sta nelle considerazioni sull'umanità:
"Gli uomini non sono né angeli né diavoli. Sono soltanto esseri umani, forniti di un alto grado di combattività."
Tema che verrà successivamente ripreso e ampliato nel già citato Gli orrori di Omega, rappresenta questo una delle amare verità più negate di sempre. Il giorno che riusciremo ad accettarci come siamo, anziché come dovremmo essere, forse riusciremo pure ad essere meno ipocriti...
Dal racconto è stato tratto anche un film da parte di Elio Petri intitolato La decima vittima, che però non ho mai visto...


Quarto posto: L'esame di Richard Matheson

Voto: A

Nella recensione del romanzo Morire per vivere di John Scalzi, ho citato questo racconto come ottimo esempio di rappresentazione della vecchiaia nella letteratura e, alla fine, mi è venuta in mente l'antologia in cui lo avevo letto ed ho cosi deciso di scrivere questi commenti sui vari racconti.
L'esame è probabilmente l'opera più cinica e spietata dell'intera raccolta, una storia struggente e crudele nella quale la pietà umana si scontra senza tregua contro gli interessi e la convenienza, creando dei conflitti morali senza uscita nella mente del protagonista.
Al di là dell'esagerazione messa in piedi da Matheson per provocare il lettore, sarebbe giusto riflettere davvero sui contenuti del libro, visto che ci parla di problemi reali che tutti noi, se saremo fortunati, dovremo vivere sulla nostra pelle.


Terzo posto: Il paese dei ciechi di Herbert G. Wells

Voto: A

La prima stesura di questo racconto risale al 1904 e come freschezza e attualità dà la polvere ad almeno la metà dei racconti di questa raccolta.
E' un opera che mi è molto cara, rappresenta uno dei primi racconti fantastici da me letti e, incredibile, l'ho letto ai tempi della scuola anche se non mi ricordo esattamente quando e chi fu il docente a presentarcela.

E' famoso più che altro come un racconto che parla dell'incomunicabilità fra le genti. Ed è vero. I più superficiali ne parlano come un'ottima storia in cui si dimostra l'emancipazione dei ciechi (un giorno qualche genio lo ritradurrà col titolo de Il paese dei non vedenti e quel giorno ci saremo avvicinati di un altro passo all'estinzione). E pure questo è vero.
Ma Il paese dei ciechi è anche un racconto che ci parla di come nascono le superstizioni, i miti e le religioni. Certe cose che a noi appaiono incredibili guardando la vita con gli occhi di tutti i giorni, sono in realtà normalissime e perfettamente spiegabili è solo che noi non abbiamo la base di conoscenza per poterle comprendere. Un fisico può passare giorni a spiegarmi la teoria delle stringhe, ma io non ho la base matematica per poter comprendere, esattamente come i personaggi del racconto non hanno gli occhi per poter vedere il cielo.
Un esempio è la teoria dell'evoluzione, che ultimamente va di moda cerca di confutare, soprattutto oltre oceano. Le tesi portate contro tale teoria derivano dall'osservazione della complessità degli esseri viventi, ma sono frutto di un errore dovuto all'incapacità (o alla mancanza di volontà) di vedere in maniera corretta questa complessità. Si è un po' come i ciechi presenti nel racconto che deridono il protagonista quando gli parla del cielo, non avendo loro possibilità di vedere il cielo e di immaginarselo gli è  impossibile comprendere il proprio errore. I creazionisti sono più o meno così. Se solo iniziassero a studiare un po' di embriologia e di anatomia comparata si renderebbero conto della coerenza presente in natura nel differenziare un organismo dall'altro e nella conservazione durante lo sviluppo filogenetico (il famoso albero evoluzionistico) di certe strutture anatomiche, assenti solo a prima vista, ma che emergono chiare dopo uno studio meno superficiale.

Il paese dei ciechi è un'opera più complessa di quanto non sembri, con più piani di lettura e che andrebbe letta assieme a Il più grande uomo scimmia del pleistocene.


Secondo posto: Fiori per Algernon di Daniel Keyes

Voto: A

Si tratta probabilmente del racconto più famoso (tra gli appassionati di fantascienza) presente in questa antologia. Da questa storia è stato tratto anche l'omonimo romanzo e il film intitolato I due mondi di Charly, diretto da Ralph Nelson (lo stesso di Soldato Blu, film che ha marchiato a fuoco la mia infanzia e che, dopo la visione, mi ha impedito di riuscire ancora a giocare a Cowboy contro Indiani...).
Lo si descrive come uno dei racconti più tristi di sempre, non sono d'accordo, da questo punto di vista è molto più struggente L'esame. La grandezza di questo racconto sta soprattutto nella scommessa stilistica vinta alla grande e che, a mio modo di vedere, rappresenta la fusione perfetta tra tecniche narrative e contenuti. E poi, sì è un racconto molto toccante, anche questo permette più piani di lettura, io mi soffermerò solo sul tema che più mi sta a cuore, quello sull'amicizia.
Il protagonista si accorgerà di come sia mutevole il concetto di amicizia, di quanto possano essere cattive le persone, ma neache di quanto possano migliorare se stesse una volta compresi i propri errori. Ritorniamo ai temi discussi da Sheckley, gli esseri umani sono aggressivi e han bisogno di scaricare questa aggressività e spesso lo fanno verso i deboli, ma non sono né angeli né diavoli. Durante la lettura giudicheremo senza pietà molti personaggi, ma il carattere mutevole della vita e del concetto stesso di amicizia ci faranno cambiare idea varie volte. Il protagonista stesso dovrà rivedere il proprio concetto di amicizia almeno tre volte.
E' facile giudicare sconosciuti quando commettono errori, soprattutto senza farsi prima un attento esame di coscienza.


Primo posto: Servocittà di Walter Miller Jr.

Voto: A

Dall'autore di Un cantico per Leibowitz arriva il capolavoro assoluto della raccolta.
Senza nulla togliere a Wells e Keyes, si tratta di uno dei racconti più intelligenti mai scritti sul rapporto uomo/tecnologia, che seppellisce sotto montagne di letame il pessimo Nove volte sette di Asimov e il mal riuscito Il Veldt di Bradbury.
Non è la tecnologia il problema, ma l'ignoranza degli uomini nell'usarla.
E Miller non ha, giustamente, alcuna pietà verso chi si lascia sopraffare dalla tecnologia, e i veri antagonisti del racconto non sono né gli scienziati o tecnici né la tecnologia stessa, sono i tecnofobici.
Dopo un disastro dovuto a una guerra, tutta la tecnologia che prima permetteva agli uomini di vivere nella bambagia, si è rivelata un'arma a doppio taglio e gli si è ora rivoltata contro; l'unica soluzione individuata dalla massa ignorante sta nel distruggerla e riportare l'uomo ad un livello precedente lo sviluppo tecnologico, perché non sono in grado di comprenderla e usarla.
E' praticamente la scena (citazione da 2001 Odissea nella spazio) presente nel film Zoolander quando i due protagonisti devono usare il computer.


L'ignoranza non è mai una giustificazione.
Finalmente un racconto in cui si spiega che se gli uomini perdono la capacità di contare non è colpa della calcolatrice, ma di loro stessi!

"Altri cercavano di accusare le macchine delle proprie colpe, di scaricare la propria stupidità su un capro espiatorio meccanico e di assolversi con la dinamite"
E' sempre più facile scaricare le proprie responsabilità su altri, ancora più facile farlo verso oggetti inanimati.  Mai nessuno che ammetta la propria ignoranza e accusi se stesso.
Bradbury nel suo racconto si scagliava contro la tecnologia che impigrisce l'uomo, senza capire che la tecnologia impigrisce solo chi è già pigro!
"La tecnologia vi ha dato tutto quello che potevate desiderare: bastava schiacciare un bottone. E invece di prendere parte alla civiltà della macchina, avete lasciato che questa si prendesse cura di voi. Vi siete viziati. E quando la macchina ha fatto cilecca, avete fatto cilecca anche voi. Perché non siete mai stati i suoi padroni, vi siete solo lasciati coccolare"
Sono i racconti come Servocittà a fare grande la fantascienza e il genere fantastico in generale.


CONCLUSIONI

Voglio essere chiaro, come avrete notato, non condivido minimamente l'opinione di chi ritiene Le meraviglie del possibile una raccolta di capolavori.
In questa edizione ci sono almeno tre capolavori e qualche ottimo racconto, ma per il resto, per quanto gradevoli o carini, le altre storie sono lontane dall'essere degli esempi di grande fantascienza e, come annunciato all'inizio, ci sono pure un paio di ciofeche.
Resta comunque un'antologia che consiglio senza dubbio alcuno.


Edit
Vai alla seconda parte della recensione (i racconti esclusi da questa edizione): http://anoivivi.blogspot.fr/2015/12/le-meraviglie-del-possibile-seconda.html 

3 commenti:

  1. No, "Le Meraviglie del Possibile" non è una raccolta di capolavori ma rimane una buona collezione ed è una testimonianza di quello che rappresentava la fantascienza all'epoca. Di tutti i racconti forse sono solo gli ultimi due a non essere invecchiati malamente. "Fiori per Algernon" riesce a commuovere ancora adesso, tanto per fare un esempio.
    Certo, che mi piacerebbe poter vedere oggi come oggi qualche altra antologia sullo stile de "Le Meraviglie del Possibile"

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    1. Einaudi sta per pubblicare la nuova trilogia di VanderMeer, se avrà successo forse arriverà pure qualcos'altro, chissà...

      Oggi, purtroppo, le antologie le pubblicano a rate in formato e-book. Gli editori presenti sul mercato elettronico danno priorità quasi solo a racconti o romanzi brevi (che mai avrei in passato definito "romanzi").

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    2. Nemmeno io li avrei definiti tali. ;)

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