mercoledì 23 luglio 2014

Forbici vince Carta vince Pietra di Ian McDonald

http://blog.librimondadori.it/blogs/urania/
Articolo di: AleK

Non è passato tanto tempo dalla recensione de "Il fiume degli Dei" e già mi ritrovo a discutere su un altro libro di Ian McDonald.
La colpa è di Urania, che continua a pubblicarmi in e-book secondi o terzi capitoli di saghe senza avermi prima digitalizzato i precedenti capitoli e così mi son dovuto buttare su questo Forbici vince Carta vince Pietra pubblicato con mia sorpresa questo mese.

Si tratta in realtà di una raccolta comprendente il racconto lungo (o romanzo breve, come preferite) che dà il titolo alla pubblicazione, più tre racconti brevi: "Angelo registratore"; "La ruota di santa Caterina" e "Viene l'uomo della pioggia".

Vediamoli uno ad uno, iniziando con il corpo principale del libro, che da solo copre il 67% dell'opera. Per la precisione.


Forbici vince Carta vince Pietra


A differenza dell'ultimo libro di McDonald letto, questo mi ha convinto in pieno. Molto meno prolisso, più concreto e con molte più cose da dire.
Certo lo stile è quello, si nota, le malinconie dei personaggi protagonisti, i loro dubbi, i loro problemi, sono sempre quelli, presenti anche ne "Il fiume degli Dei" pubblicato 10 anni dopo. Però in questo caso non sono il fulcro dell'opera, sono solo una cornice, e quindi offrono una drammaticità tollerabile, non sono solo una sterile collezione di problemi studiati alla perfezione per guadagnare l'empatia del lettore.

Essendo il racconto di un cammino spirituale, ad un certo punto ho temuto che mi si volesse vendere per l'ennesima volta la pappa precotta del per aspera ad astra, ovvero ciò che io personalmente reputo un abominio del pensiero mondiale, un vero e proprio lavaggio del cervello che le persone si autoinfliggono per non soccombere al dolore e alla tristezza. L'autoconvinzione che ci sia un significato, un motivo nella sofferenza arrivando a credere che sia addirittura necessaria per raggiungere un alto obbiettivo.
E' vero che quando mettiamo la mano sul fuoco impariamo che scotta e non ce lo dimentichiamo più, ma è anche vero che non è necessaria una ustione per apprenderlo! Una simile maniera di pensare porta l'uomo ad accettare l'inaccettabile e per quanto mi riguarda è da rigettare a priori. Sempre. La via difficile a volte è inevitabile ma non è migliore di quella facile, è semplicemente più fastidiosa...
C'è un abbozzo di tutto questo ad un certo punto del libro e già stava per venirmi la pelle d'oca, ma per fortuna viene lasciato tutto come una "possibilità" e non ci viene venduta come filosofia spicciola.

Infatti, come dice il titolo, si tratta di un romanzo di trasformazione. Non propriamente inteso come sapersi adeguare o evolvere in un accrescimento lineare, quanto nel cambiare sé stessi, in base ai differenti momenti della vita che ci forzano al cambiamento, in un ciclo continuo come quello della forbice - carta - pietra.
Perché la vita dei protagonisti continua dopo che il romanzo finisce. Quello che per noi è un finale è in realtà solo una parentesi che si chiude (o si suppone si chiuda). La morale, alla fine di una storia, esiste solo perché non è la vita vera, se lo fosse non ci sarebbe alcuna morale definitiva. Solo provvisoria. Quante volte, col passare degli anni, abbiamo cambiato idea su un evento passato? Non so voi, ma io decine di volte. Mi guardo indietro e credo che l'accaduto sia stato qualcosa di negativo, ma la vita continua, le esperienze continuano, le cose cambiano e quando riguardo al passato, l'accaduto già ha cambiato connotati ed ora è positivo, magari lo vedo come una benedizione. Per poi cambiare ancora e ancora... come diceva (più o meno) Calvino in Palomar, il nostro presente cambia il nostro passato.
E così è questo Forbice vince Carta vince Pietra: un circolo continuo di cambiamento, di dubbi e ancora cambiamento. Le esperienze ci porteranno a essere quello che siamo già stati, continuamente, l'accrescimento non sta nell'elevarsi sempri più in alto verso la perfezione o invincibilità, ma nel riuscire a comprendere sempre meglio quel che abbiamo intorno e capire quando è ora di cambiare. A volte bisognerà accettare quanto viene, a volte bisognerà lottare per cambiarlo, a volte bisognerà fuggire. La saggezza sta nel saper scegliere la soluzione migliore di fronte a un problema.

La crescita del personaggio non sta nell'essere moralmente migliore rispetto all'inizio o di aver avuto chissà quale illuminazione, la sua crescita sta nell'aver capito che quel che era e che poteva andare bene prima, ora lo sta distruggendo.

La storia è forse poco coerente con la realtà che ci racconta, ma il racconto ha molto di più da offrire del semplice sense of wonder e anche se i problemi dei protagonisti a volte sanno di forzato e di banale, le uscite, le loro azioni, le loro conclusioni, quelle no, quelle ci offrono qualcosa che può essere interessante.

I racconti

Pensavo di dedicare un capitolo  ad ogni racconto, purtroppo però non mi hanno lasciato molto, il primo (Angelo Registratore) mi ha ricordato molto una apocalisse alla Ballard, niente di che; il secondo (La ruota di Santa Caterina) è per me il migliore, nella sua spietatezza verso le illusioni dell'uomo; mentre il terzo mi ha lasciato l'impressione di voler plagiare male le atmosfere di Bradbury... magari mi sbaglio.
A parte La ruota di Santa Caterina, che merita una lettura, gli altri non mi sono sembrati memorabili.

Nessun commento:

Posta un commento

Questo blog non è una democrazia. Gli amministratori si riservano il diritto di rimuovere qualsiasi commento secondo il loro insindacabile giudizio.